La teoria della formazione etnica

 

  

 

Massimo Pallottino

 

 

A Massimo Pallottino (Roma, 9 novembre 1909 – Roma, 7 febbraio 1995), archeologo e valente docente di etruscologia, va riconosciuto il merito di aver evidenziato (sin dal 1947) il principale limite delle tre tesi tradizionali e delle loro rielaborazioni moderne. Secondo il compianto padre dell’etruscologia (in Etruscologia, pagg. 105 e 106) si è trattato di un errore di metodo che è consistito nell’immaginare “il popolo etrusco come una realtà unitaria, un blocco, fin dalla sua inafferrabile preistoria”. Per spiegarne l’apparizione si è infatti ricorsi “al concetto semplicistico di provenienza, ammettendone l’arrivo da terre extraitaliche, per mare dall’oriente e per terra da settentrione (e con ciò stesso spostando geograficamente, ma non risolvendo il problema); ovvero identificando gli Etruschi con gli antichi abitatori autoctoni della penisola (il che poi equivale a spostare indietro il problema in senso cronologico).”. Per l’insigne studioso all’idea della provenienza deve sostituirsi, secondo una diversa prospettiva, il concetto di “formazione etnica” degli Etruschi, intesi come “ una realtà storica controllabile, che è quella della nazione fiorita in Etruria tra il IX ed il I secolo a.C., con propria lingua e proprie tradizioni”. Alla formazione della nazione etrusca hanno certamente contribuito “elementi orientali, continentali ed indigeni che debbono essere studiati, circoscritti, valutati e posti a reciproco confronto”.

Questa diversa impostazione del problema, a ben vedere, consente comunque la valorizzazione delle argomentazioni svolte dagli studiosi con riferimento alle singole tesi tradizionali seppur in un diversa ottica tesa a definire la consistenza dell’apporto di ciascun fattore.

 

 

 

Bibliografia:

 

- Massimo Pallottino, L’origine degli Etruschi, Tumminelli, Roma, 1947;

- Massimo Pallottino, Etruscologia, Editore Ulrico Hoepli Milano, Settima Edizione Rinnovata, ISBN 88-203-1428-2

Origini

Fonti storiche sulle origini

Le fonti storiche sulle origini degli Etruschi, seppur con qualche variabile, risultano sostanzialmente riconducibili a tre diverse ipotesi: provenienza orientale, tesi dell’autoctonia e provenienza da settentrione.

 

Secondo una tradizione lidia  riferita dallo storico greco Erodoto del V secolo a.C. (Storie, I, 94), gli Etruschi proverrebbero dalla Lidia (attuale Turchia), salpati dal porto di Smirne  a seguito di una carestia. Sotto la guida di Tirreno, figlio del re Atys (e quindi all’incirca attorno al XIII secolo a.C.) , avrebbero dapprima “oltrepassato molti popoli” e sarebbero infine giunti “presso gli Umbri (sulle coste occidentali dell’ Italia) e nel loro paese costruirono molte città, dove ancor oggi vivono”. I  Lidi giunti in Italia avrebbero poi cambiato il loro nome in Tirreni dal loro condottiero.

 

A parere di Ellanico di Lesbo, storico del V secolo a.C., (Antichità romane, Dionisio di Alicarnasso, I, 28, 4) gli Etruschi sarebbero stati Pelasgi, popolo mitico originario della Grecia settentrionale e poi irradiatosi in  varie regioni del Mar Mediterraneo.

 

Anticlide di Samo, vissuto nel III secolo a.C., riferisce (in Strabone, V, 2, 4) che i Pelasgi dopo aver colonizzato le isole di  Lemmo e Imbro nell’Egeo si sarebbero uniti a Tirreno, figlio di Atys, ed avrebbero partecipato alla spedizione verso le coste dell’Italia.

 

Un’altra tradizione, riportata dallo storico Dionigi di Alicarnasso ritiene gli etruschi un popolo di origine autoctona.  Lo scrittore greco di età augustea (I secolo a.C.), in particolare, afferma che tra gli Etruschi, i Lidi e i Pelasgi non vi erano affinità culturali, religiose e linguistiche e che gli Etruschi, che chiamavano  se stessi “Rasenna”, non erano un popolo venuto da fuori ma un popolo antichissimo (Antichità Romane I, 25-30).

 

Da un passo controverso di Tito Livio che allude alla derivazione dei Reti, popolazione alpina delle valli del Trentino - Alto Adige, dagli Etruschi (Storie, V, 33, 11) si potrebbe invece dedurre che quest’ultimi venissero dal settentrione attraverso le Alpi. Questa teoria, in particolare, si è originata nel XVII secolo (Niebuhr e Muller) sulla scorta dell’affermazione liviana e della suggestiva quanto semplicistica somiglianza del nome dei Reti (Rhaeti) con quello dei Rasenna.

 

La tesi erodotea della provenienza orientale, anche per la sua autorevolezza, è stata accettata quasi unanimemente dagli scrittori antichi  ed ha a lungo condizionato anche gli studiosi moderni suggestionati dai tratti orientali presenti in varie manifestazioni della civiltà etrusca (cultura orientalizzante).

 

Le molte affinità degli Etruschi con il mondo egeo-anatolico, presenti nei costumi, nella lingua, nell'arte e nella religione, possono tuttavia essere dovute anche ai contatti commerciali e culturali con queste popolazioni e dall’immigrazione in Etruria di gruppi di vario livello sociale appartenenti a tali civiltà.

 

In ogni caso, nessuna delle teorie antiche, anche nelle rielaborazioni operate dagli studiosi moderni realizzate attraverso considerazioni provenienti da diversi ambiti disciplinari, ha trovato pieno conforto scientifico nelle evidenze archeologiche.

 

 

Recenti acquisizioni dalla genetica delle popolazioni

Un contributo, peraltro non definitivo, alla problematica delle origini degli Etruschi ci viene anche dalla genetica (per approfondimenti sotto tale profilo si rinvia alla lettura di “Etruschi DNA” di A. Plamucci: http://www.etruschi-dna.com/).

Nel 2004 Guido Barbujani del dipartimento di biologia dell’Università di Ferrara ha analizzato il DNA di alcuni scheletri provenienti da tombe etrusche dislocate in varie zone dell’antica Etruria. Dallo studio è emerso che il DNA degli antichi etruschi sarebbe abbastanza simile a quello degli attuali abitanti dell’Anatolia, mentre non risulterebbero particolari affinità con quello dell’attuale popolazione delle zone d’Italia che furono abitate dagli Etruschi.

Nel 2007, una equipe guidata dal Prof. Antonio Torroni dell’Università di Pavia ha raffrontato il  DNA degli abitanti viventi da almeno tre generazioni nei centri di Murlo, Volterra e della Valle del  Casentino con quello di altre popolazioni italiane ed estere. Dalla comparazione  è emerso che il codice genetico degli individui di Murlo, Volterra e del Casentino è molto più simile a quello degli abitanti del Medio Oriente ed in particolare dei Palestinesi e dei Siriani.

Un altro studio condotto dall’equipe del Prof. Paolo Ajmone Maran dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ha analizzato il DNA dei bovini toscani  (di razza Chianina e Maremmana), che è risultato geneticamente simile a quelli dei bovini dell’Anatolia.

 

 

Bibliografia:

- C. Vernesi e altri, The Etruscans: a Population-Genetic Study, in “American Journal of Human Genetics”, March 2004;

- A. Achilli ed altri, Mitochondrial DNA Variation of Modern Tuscans Supports the Near Estern Origin of Etruscans, in “American Journal of Human Genetics”, Aprile 2007;

-  M. Pellecchia e altri, The mistery of Etruscan origins: novel clues from Bos taurus mithocondrial DNA, in “Proceedings of the Royal Society”, January 2007.