LA TROMBA

 

 

A quanto ci riferisce Diodoro Siculo (Bibliotheca historica V, 40) gli Etruschi inventarono la tromba, di grande utilità in guerra e che fu chiamata da loro "tirrenica".

 

IL ROSTRO

Secondo  Plinio il Vecchio (Naturalis Historia VII, 57 VIII, 209) il rostro delle navi sarebbe stato inventato  da un etrusco di nome Piseo e figlio di Tirreno.

Eredità etrusche

POSSIBILE ORIGINE ETRUSCA DEI GIOCHI GLADIATORI

L’ipotesi che i giochi gladiatori siano nati in Etruria o che i Romani li abbiano mutuati dagli Etruschi sembrerebbe trovare  fondamento su testimonianze archeologiche, in particolare pitture tombali, e su fonti letterarie.

Sulle pareti di due tombe di Tarquinia, rispettivamente la Tomba degli Auguri (seconda metà del VI secolo a.C.)  e la Tomba  delle Olimpiadi (ultimo venticinquennio del VI secolo a.C.), è raffigurato un gruppo composto da uno strano personaggio mascherato, denominato “Phersu”, che tiene al laccio un feroce cane che assale un uomo con la testa coperta da un sacco che si difende con una clava. In questa cruenta scena di combattimento si è ritenuto (Raymond Bloch) di vedere un’anticipazione dei giochi gladiatori romani che deriverebbero appunto dai giochi funebri dell’Etruria, nel corso dei quali venivano offerti al defunto selvaggi combattimenti tra avversari che cercavano disperatamente di salvare le loro vite.

Su urne e sarcofagi etruschi si ritrovano frequentemente rappresentazioni di combattimenti anche se l’interpretazione di tali scene non sempre porta a ritenere che si tratti effettivamente di gladiatori piuttosto che di scene mitologiche o di combattimenti tra guerrieri.

Nicola di Damasco (in Ateneo, I  Deipnosofisti, IV, 153 fr.), storico greco vissuto durante l’età di Augusto, ci riferisce che  i giochi gladiatori  sono stati importati a Roma dall’Etruria.

Il nome “lanista” con il quale i Romani chiamavano l’imprenditore che faceva commercio di gladiatori deriverebbe dall’etrusco (in questo senso Isidoro di Siviglia, Origini X, 247).

Da  Tertulliano (Apologeticum 15, 5), vissuto nel II secolo d.C., apprendiamo che i gladiatori uccisi nei combattimenti nell’arena venivano trascinati via da incaricati mascherati da Caronte, armati di martello, attributo del demone etrusco Charun.

 

 

Bibliografia:

- Bloch Raymond, Gli Etruschi, Il Saggiatore Economici, 1994, p. 124;

- Guidi Federica, Morte nell’arena. Storia e leggenda dei gladiatori, Arnoldo Mondatori Editore SpA, Milano, 2006. ISBN 88-04-55132-1.

ORIGINE ETRUSCA DEI FASCI

 

Magistrato preceduto da personaggi recanti i fasci - Sarcofago da Tuscania III secolo a.C.

L’origine etrusca del fascio littorio sembrerebbe trovare fondamento su fonti letterarie e su testimonianze archeologiche.

A quanto ci riferiscono Dioniso di Alicarnasso (Antiquitates Romanae III, 59-62) e Tito Livio (Storie I, 8), i Romani avrebbero importato dall’Etruria l’usanza di far precedere i re da littori recanti sulle spalle un fascio di verghe ed una scure.

Di origine etrusca dei fasci parla anche Floro (Ep. l, 1, 5).

Strabone (Geographika, V, 2, 2), in particolare,  precisa che i fasci furono portati a Roma da Tarquinia.

Silio Italico, invece, specifica (Puniche, VIII, 483 sgg.) che la prima città ad introdurne l’uso sarebbe stata l’etrusca Vetulonia.

Proprio a Vetulonia nel 1898 Isidoro Falchi rinvenne nella cd. Tomba del Littore, databile attorno al 600 a.C., un oggetto di ferro ossidato a forma di fascio composto da un gruppo di verghe unite insieme con in mezzo un’ascia a doppio taglio (bipenne).

La più antica rappresentazione etrusca di fasci senza scure s'incontra in un rilievo chiusino del Museo di Palermo che si data nella prima metà del V secolo a.C..

Su urne e su sarcofagi etruschi del periodo ellenistico (IV-I secolo a.C.) sono spesso rappresentati littori con fasci al seguito di magistrati.

Fasci sono raffigurati anche sulle pareti delle tombe del Tifone e del Convegno (databili al II-I secolo a.C.) di Tarquinia.

 

Bibliografia:

 

-Carresi Alessandro, Vetulonia Appunti di storia di una città etrusca, Edizioni Etruria, 2^ edizione, 1995, pp. 103 e ss.;

- Pallottino Massimo, Etruscologia, Hoepli, Milano, 1984, Settima Edizione Rinnovata, pp. 314-315. ISBN 88-203-1428-2.