INSEDIAMENTI VILLANOVIANI

 

Urna a capanna da Vulci fine IX secolo a.C.

 

 

Nel IX secolo a.C. nelle aree caratterizzate dalla civiltà villanoviana si registra la marcata tendenza delle popolazioni ad abbandonare gli altopiani sui quali si erano stanziate nel periodo precedente (proto-villanoviano XII-X secolo a.C.) con finalità essenzialmente difensive e a spostarsi su pianori e colline ubicate su siti sui quali sorgeranno poi le principali città etrusche, dando vita a centri di maggiori dimensioni con centinaia e, a volte, migliaia di individui.

Tale radicale cambiamento risponde ad esigenze prettamente economiche legate al più razionale sfruttamento delle risorse agricole e minerarie ed alla scelta, in ottica commerciale, di collocarsi in prossimità di vie di comunicazione naturali e di approdi fluviali, lacustri e marittimi.

 

Dagli scavi effettuati il territorio appare diviso in vasti comprensori articolati in gruppi di villaggi ravvicinati tra di loro, ma con necropoli distinte (sul tema in particolare Gilda Bartoloni e Giovanni Colonna).

 

Per la ricostruzione delle abitazioni, realizzate con materiali deperibili (legno ed argilla), ci possiamo avvalere di un numero piuttosto limitato di rinvenimenti di superficie (fondamenta, fori per i pali di sostegno, cabalette di fondazione …) e dei modellini rappresentati dalle urne conformate a capanna. Le capanne avevano pianta ellittica, circolare, rettangolare, o quadrata ed avevano dimensioni molto varie a prescindere dalla forma. Le abitazioni erano di solito sostenute da pali inseriti all’interno del perimetro per il sostegno del tetto ed all’esterno per le pareti. Vi erano però anche abitazioni molto incassate nel terreno e il cui tetto poggiava su un argine di terra e sassi. Alcune capanne mostrano anche una ripartizione interna. Il focolare di solito era collocato al centro. Il tetto poteva essere a quattro falde o a doppio spiovente. La abitazioni, inoltre, avevano una porta sul lato più corto, abbaini sul tetto per l’uscita del fuoco e talvolta anche finestre.

 

Per quanto attiene l’organizzazione interna dei villaggi si è osservato che la capanne sono distanziate le une dalle altre da spazi vuoti in misura variabile, probabilmente utilizzati per le attività agricole. Si è ipotizzato che le capanne quadrangolari avessero funzione abitativa mentre quella di forma rettangolare od ovale venissero utilizzate come stalle e magazzini. Peraltro la impossibilità nei casi concreti di accertare o meno la contemporaneità dell’uso delle varie strutture non consente di confermare o smentire l’ipotesi. Si può semmai affermare che le strutture che non presentano il focolare potrebbero essere interpretate come aventi funzione diversa da quella abitativa. Gli scavi non hanno portato alla luce segni che consentano di individuare fortificazioni. Le necropoli sono state rinvenute in aree limitrofe a quelle  dei singoli villaggi.

 

 

 

Bibliografia:

- Bartoloni Gilda, La CULTURA VILLANOVIANA All'inizio della storia etrusca, Carocci, Nuova edizione aggiornata, 2002, pagg. 115 e ss ISBN 88-430-2261-X;

 

 

 

 

 

 

Periodo Villanoviano

IL VILLANOVIANO

 

Urna biconica da Vulci VIII secolo a.C.

 

 

 

Durante l'inizio dell'età del ferro, tra il IX e l'VIII secolo a.C., il cd. villanoviano, caratterizzò l'Etruria tirrenica, l'Emilia Romagna (in particolare la zona di Bologna e Verucchio nel riminese), le Marche (Fermo), la Campania (Capua, Capodifiume, Pontecagnano, Sala Consilina), e la Lucania (zona del Vallo di Diano). 

La denominazione trae origine dalla tenuta di Villanova, sita nel comune di Castenaso, in provincia di Bologna, nella quale il conte archeologo Giovanni Gozzadini, tra il maggio 1853 ed il novembre 1855, scoprì una necropoli di 193 tombe, di cui 179 ad incinerazione e 14 ad inumazione.

L’aspetto peculiare della facies villanoviana è costituito dal rito incineratorio e dall’utilizzo, per la deposizione delle ceneri dei defunti, di urne biconiche d’impasto nero, fornite di una sola ansa (nel caso di due anse, una veniva ritualmente spezzata) e coperte con una scodella rovesciata e più raramente da elmi fittili. Le ceneri meno frequentemente venivano riposte in olle globulari o in urne conformate a capanna. Le urne cinerarie, unitamente ad un corredo di vasellame e di oggetti in bronzo, venivano collocate in pozzetti scavati all’uopo e poi ricoperti.

L'altro aspetto rilevante del villanoviano  è rappresentato da una diversa modalità di popolamento, rispetto alla precedente età del bronzo, costituita dalla formazione di grossi villaggi, stanziati prevalentemente su pianori in funzione economico produttiva.

Tutti i siti in cui sorgeranno le future città etrusche (Veio, Cerveteri, Tarquinia, Vulci, Volsinii, Vetulonia, Chiusi, Cortona, Volterra, etc ...) hanno restituito evidenze archeologiche riferibili al villanoviano; in tali ambiti non si registra uno sconvolgimento, una frattura, un cambiamento improvviso, ma un passaggio progressivo, una continuità di vita, tra la fase villanoviana ed il successivo periodo orientalizzante (VII secolo a.C.).

Il villanoviano pertanto può essere ritenuto una manifestazione culturale etrusca.

 

 

Bibliografia:

- Bartoloni Gilda, LA CULTURA VILLANOVIANA All'inizio della storia etrusca, Carocci, Nuova edizione aggiornata, 2002, ISBN 88-430-2261-X;

- Pallottino Massimo, Etruscologia, Hoepli, Settima edizione (1984) rinnovata, pagg. 55 e ss.,  ISBN 88-203-1428-2;

- Camporeale Giovannagelo, GLI ETRUSCHI Sroria e Civiltà, Utet, 2000, pagg. 71 e ss.;

- Jean-Paul Thuillier, GLI ETRUSCHI La prima civiltà italiana, Lindau, 2008, pagg. 115 e ss., ISBN 978-88-7180-758-4;

- Magagnini Antonella (testi di), GLI ETRUSCHI, Edizioni White Star, 2008, pagg. 30 e ss., ISBN  978-88-540-0810-6;

- AA. VV., LA PIANURA BOLOGNESE NEL VILLANOVIANO Insediamneti della prima età del ferro, edizioni ALL'INSEGNA DEL GIGLIO, 1994, ISBN 88-7814-012-0;

 

CORREDI FUNERARI E SOCIETA' VILLANOVIANA

 

Elmo villanoviano da Verucchio 

 

La struttura sociale delle comunità villanoviane può essere desunta dalla documentazione archeologica ed in particolare dai corredi funerari.

I corredi del villanoviano più antico (IX secolo a.C.) sono piuttosto poveri. La tipologia degli oggetti consente comunque l’identificazione del sesso del defunto. Le deposizioni maschili si caratterizzano per la presenza di rasoi a forma rettangolare o semilunata, fibule ad arco serpeggiante, spilloni e, seppur raramente, armi. Talvolta la copertura dell’ossuario è costituita da un elmo fittile ad evidenziare la qualità di guerriero del defunto. Il corredo funebre femminile è costituito da cinturoni, fermatrecce, fibule ad arco semplice o ingrossato, fusaiole, rocchetti, conocchie. Le urne a capanna (rinvenute in Etruria meridionale, a Vetulonia e forse a Populonia), diversamente da quanto accade nella cultura laziale, non sono di esclusiva prerogativa maschile ma riguardano anche le donne. In ogni caso i corredi delle urne conformate a capanna non risultano più cospicui di quelli relativi a vasi biconici. Nei corredi di questo periodo è poco diffuso il vasellame, rappresentato quasi esclusivamente dall’ossuario biconico e dalla ciotola di copertura. Le sepolture, contraddistinte dall’uso quasi esclusivo del rito incineratorio, presentano di massima una struttura a pozzetto od a fossa seppur con varianti locali.

La documentazione archeologica della prima fase del villanoviano farebbe quindi pensare ad una società tendenzialmente egualitaria. Peraltro la semplicità dei corredi potrebbe anche non rispecchiare fedelmente la società ma essere determinata da ideologie religioso-funerarie. In ogni caso, anche per il villanoviano più antico, non mancano rinvenimenti dai quali emergono segni di differenziazioni sociali. A Tarquinia, ad esempio, nella necropoli di Poggio Selciatello, si evidenziano alcune deposizioni, maschili e femminili, con corredi particolarmente significativi per la qualità e/o quantità degli elementi. Inoltre, in alcune deposizioni maschili del IX secolo a.C. (a Bologna, Tarquinia, Cerveteri, Veio) sono state rinvenute delle verghe di bronzo o d’osso interpretate come “scettri” (in questo senso Gilda Bartoloni) e quindi come attributi del prestigio e della funzione del defunto. Sotto un diverso profilo è stato osservato (Jean-Paul Thuillier) che le forme di insediamento del villanoviano, caratterizzate dallo spostamento verso pianori e colline e dall’accentramento degli individui nell’ambito di villaggi più grandi rispetto al periodo precedente, sembrano corrispondere ad un vero e proprio disegno politico e fanno quindi ritenere l’esistenza di capi nell’ambito di tali comunità.

A partire dagli inizi dell’VIII secolo a.C. si colgono gradualmente i segni di una differenziazione sociale che porteranno alla nascita delle aristocrazie. Si rinvengono deposizioni, sia ad incinerazione cha ad inumazione (rito, questo ultimo, che, specialmente nell’Etruria meridionale, va sempre più affermandosi accanto a quello crematorio), che si distinguono per la  ricchezza dei  corredi maschili e femminili. Alcune deposizioni si segnalano, infatti, per l’aumento degli ornamenti personali e per la qualità e/o per le cospicue quantità di vasellame fittile e bronzeo. Gli oggetti in argomento inoltre comprovano scambi tra comunità villanoviane ed anche tra villanoviani e comunità di diversa cultura. Oltre ad oggetti di provenienza laziale, daunia, enotria e sarda si distinguono attestazioni greche ed orientali (Siria, Fenicia, Egitto). I corredi delle tombe ad inumazione, di solito, sono più cospicui di quelli delle deposizioni ad incinerazione. Aumentano in misura rilevante le urne conformate a capanna. Le deposizioni maschili più prestigiose presentano morsi di cavalli, carretti miniaturistici, elmi, scudi, spade, lance ed asce. I carretti miniaturistici si ritrovano anche nelle deposizioni femminili di rango, che, per il resto, si caratterizzano per quantità e qualità degli strumenti per la filatura e delle parures. Anche la tipologia delle tombe ed i rituali, seppur nello stesso contesto di tempo e di luogo, risultano fortemente differenziati. Le tombe a camera con pluralità di deposizioni (Populonia) e le tombe a circolo di pietre (Vetulonia), inoltre, sembrano mettere in rilievo, accanto ai singoli individui, la famiglia ed i gruppi familiari, che si identificano appunto per l’occupazione di determinati settori delle necropoli e per la comunanza dei corredi e dei rituali [Gilda Bartoloni).

 

 

 

Bibliografia:

- Bartoloni Gilda, LA CULTURA VILLANOVIANA All'inizio della storia etrusca, Carocci, Nuova edizione aggiornata, 2002, pagg. 129 e ss.  ISBN 88-430-2261-X;